Decidiamo di tentare anche con la nostra banca e fissiamo un appuntamento con un consulente. Nonostante le difficoltà finanziarie passate, il direttore mostra un cauto ottimismo verso la nostra situazione, ma ci avverte che la decisione finale spetta all'algoritmo della centrale crediti.
Il motivo per cui non ci siamo rivolti subito alla nostra banca risiede nella scarsa convinzione che avrebbe potuto, o meglio, voluto fare qualcosa.
Siamo clienti della stessa banca da anni, anzi, da decenni. E in tutto questo tempo ogni volta che abbiamo avuto bisogno in qualche modo, anche per piccole cose, ci ha decisamente voltato le spalle.
Ma a questo punto non avevamo nulla da perdere e fissammo un appuntamento con un loro consulente.
La signorina ci accolse gentilmente nel suo ufficio e iniziammo a perorare la nostra causa. Anzi, siccome Lucia è più brava di me nello "storytelling" lasciai parlare lei.
Si ripetè la stessa sequela di interrogatori sul nostro stato patrimoniale. Spiegammo che gli anni del COVID avevano messo alla prova le nostre finanze, ma che ora le cose stavano migliorando, che avevo chiuso l'anno prima una vertenza con la cassa degli ingegneri e che ciò aveva azzerato il mio reddito. Eccetera.
Dopo un po' che parlavamo la signorina si alzò e andò dal direttore. Tornarono parlando tra loro sottovoce.
Ripetemmo anche a lui ciò che avevamo appena spiegato alla sua collaboratrice. Il direttore ci pensò un po' su e poi dimostrò un cauto ottimismo. Dopotutto eravamo clienti da molto tempo... Si poteva cercare di piegare un po' i parametri dell'algoritmo per fare in modo che potessimo rientrare nelle maglie del sistema.
Ciò ci diede un minimo di speranza.
"Ma è bene che sappiate che non sono io a decidere, tutto dipende dalla centrale crediti" e con questa frase ci fece intendere che il percorso era lungo. E difficile.
E comunque, alla fine, chi decide era un algoritmo e noi partivamo sfavoriti...