Il vecchio proprietario ha continuato lo svuotamento della la casa. Durante la mattinata, cerchiamo di socializzare e aiutare nelle faccende, ma evidentemente non gradisce avere pubblico così propendiamo per una ritirata tattica per evitare tensioni.
Sentii Lucia parlare al telefono mentre entravo in soggiorno.
“D'accordo a lunedì. Grazie, buona serata.”
“Era il giovane cugino del proprietario” mi disse mentre la guardavo con aria interrogativa “Mi ha detto che lunedì saranno lì a casa per completare lo sgombero. Gli ho detto che avevo alcune curiosità sulla casa. È stato molto cordiale e mi ha detto che non c'era nessun problema. Mi ha dato l'impressione di essere davvero disponibile. Lunedì mattina saranno lì per le nove.”
“Allora ci aspetta una bella levataccia” risposi.
Il lunedì seguente ci alzammo all'alba per essere presto a Ganaghello. Si sa che i contadini si alzano presto e iniziano a lavorare presto.
Quando svoltai dalla stradina tra i campi verdi la casa pensavo di vedere già fermento intorno alla casa. E invece nulla.
Scesi dall'auto per ascoltare se c'erano rumori, magari erano sull'altro lato della casa.
Solo pace e tranquillità. E gli uccellini che cinguettavano nell'aria fresca del mattino.
“Per ora non sono ancora arrivati” dissi ripensando al suono della sveglia.
Lucia scrisse un messaggio al cugino che le ripose quasi immediatamente. Il trattore non ne voleva sapere di mettersi in moto, ma sarebbero arrivati presto.
Ne approfittammo per andare a prenderci un caffè. Andammo da Luigi, lungo la statale poco lontano, che fa un ottimo cappuccino, e lui e sua moglie sono molto simpatici e ospitai.
“Volete anche un brioche? Questa mattina sono più buone del solito.”
Naturalmente prendemmo anche le brioches, non tanto per le brioches stesse, ma per la sua capacità di vendercele. E comunque era vero: erano davvero deliziose.
Mentre tornavamo verso casa, un trattore rosso procedeva pigramente lungo la strada.
“Sarà il nostro propietario” dissi scherzando.
“Non sembrerebbe” rispose Lucia.
“Sarà un collaboratore” azzardai, immaginando la sua squadra di facinorosi collaboratori.
Finalmente, poco prima di arrivare, riuscimmo a superare il trattore, ma ormai sapevamo che stava venendo da noi, perché non aveva altre possibilità che la strada verso casa nostra.
Mentre parcheggiavo l'auto nell'aia una donna in là con gli anni, di bassa statura ma ben piazzata, stava spostando all'esterno delle grosse damigiane. Salutammo e lei ricambiò con un saluto fulmineo. Dopo un attimo uscì un ragazzotto che riconoscemmo essere il "cugino" che avevamo incontrato il giorno del rogito. Ci salutò cordialmente con un largo sorriso mentre faceva il suo trionfale ingresso nell'aia il grosso trattore, con un rumore scoppiettante, che avevamo incrociato lungo la strada. Solo allora riconoscemmo alla guida il vecchio proprietario, con una sgargiante giacca gialla.
Ci salutò con un fugace "buongiorno" e si mise al lavoro.
Lucia, che avrebbe desiderato farci due chiacchiere, restò lì indecisa sul da farsi. Io rimasi un momento a guardare, ammirato dall'energia che quei tre personaggi mettevano in quello che stavano facendo. Ero indeciso se dare una mano o lasciar vincere il pensiero che, una volta tanto, potevo evitarmi una fatica che non mi spettava, anche per il timore di non essere all'altezza della forza fisica di un giovane aitante, dell'anziano proprietario e nemmeno di quella della donna anziana.
Lasciai che vincesse il "chissenefrega" e mi allontanai per non dover sopportare l'imbarazzo di guardare altri che lavoravano.
Lucia stava ancora provando a intessere una conversazione. La sentii fare domande sui campi lì intorno, sulle coltivazioni e sulla casa, ottenendo pochi monosillabi in risposta, dai quali comunque compresi che tutti i campi lì intorno erano di sua proprietà.
“Forse dovresti dar loro una mano” suggerì sottovoce quando tornai al suo fianco, facendo rimontare i sensi di colpa che stavo lottando per sedare.
Al che presi i guanti da lavoro, agguantai la carriola ed entrai nel magazzino lì accanto dove c'erano diverse bottiglie rovesciate a terra e iniziai a raccoglierle.
All'esterno, intanto, sentii il giovane gridare "Butto?" con voce allegra e squillante e Lucia rispondere "Libera!". E vradabam! Il sonoro fracasso di un mobile lanciato dal primo piano. I rumori dei mobili che si sfasciavano a terra proseguivano con un'alternanza di "Butto?" e "Libera!" quasi ritmata.
Dopo un po', con la mia bella carriola carica di bottiglie, tornai baldanzoso verso il carro e, vedendo che il vecchio contadino aveva messo tutte le masserizie sul carro dividendole per tipologia di materiale, domandai: "Vuole che inizi a mettere queste vicino al vetro?"
Quello mi penetrò con lo sguardo e credo che se avesse avuto una lupara non avrei avuto scampo: "Non penserà mica che porti via tutto quello che lei trova in giro per il giardino, vero?"
"Guardi che veramente queste erano là dentro..." risposi, facendo un passo indietro, come se mi avesse sparato sul serio ed il proiettile fosse stato fermato dal mio giubbotto anti-proiettili emotivi, accusai il colpo.
"Eh, sì, là dentro!"
Capì che il suo umore non era dei più felici. Inserii la modalità "macchine indietro tutta", evitando di entrare in collisione con gli scogli. Feci marcia indietro, andai a parcheggiare la carriola vicino al mucchio di cianfrusaglie che avevo accatastato il giorno prima. Poi chiamai all'adunata Lucia e suggerii - no, anzi, ordinai - una ritirata tattica per evitare scontri che potevano incrinare i rapporti con il proprietario dei terreni intorno a casa. Stranamente, Lucia non oppose resistenza.
Non avevo idea di dove andare, ma sapevo che era meglio non stare lì.
"Allora noi vi lasciamo lavorare, andiamo a Castel San Giovanni per delle commissioni" urlai salendo in macchina. E ottenni lo sbuffo di un orso in tutta risposta. Chiusi velocemente la portiera prima che potesse decidere di caricare.
"Credo che non si aspettasse di trovare così tanta roba!" disse Lucia quasi cercando di scusare la reazione dell'anziano contadino.
"Già. Ma io mi aspetto davvero che porti via anche tutte le robe che ci sono in giardino..."
E partimmo.