I sensi di colpa per la questione del decespugliatore mi spingono a ripulire a mano altre erbacce. Dopo pranzo inconto un tecnico per discutere il consolidamento delle fondazioni della casa, ricevendo consigli utili per la manutenzione. La giornata si è conclusa contemplando la bellezza che mi circonda.
Ogni volta che percorrevo gli ultimi metri della strada sterrata che portava all'aia, cercavo di immaginarla senza tutta l'erba alta che ci cresceva sopra. Ma quella mattina, questo pensiero mi fece crescere la frustrazione per aver rotto, i giorni scorsi, il grilletto dell'acceleratore del decespugliatore.
Un'eco rimbalzò nel mio cranio: "Mannaggia, mannaggia a me!"
Forse fu per espiare questo errore o forse ripensando alla soddisfazione che avevo provato quando, con Gabriele, avevamo ripulito la parte cementata sotto alla tettoia. Fatto sta che mi misi di buzzo buono e iniziai a rimuovere le erbacce sotto alla parte accanto. Il pavimento lì era in terra e le erbacce avevano invaso tutta l'area. Però, al contrario di altri punti del giardino, queste erbe erano poco tenaci e venivano su abbastanza facilmente solo tirando. Quando ponevano un po' più di resistenza, un colpo di pala le faceva desistere. Ogni volta che un ciuffo veniva su, l'aria si riempiva di un odore dolce, speziato e muschiato. Riempì diverse carriolate, ma alla fine anche questo spazio risultò più pulito e ordinato, pronto per trovare la sua destinazione d'uso.
La teoria ha un gran bel dire di lavorare di gambe e non di schiena, ma alla fine è difficile lavorare solo piegando le gambe. E comunque anche quelle, alla lunga, ne risentono. Pazienza, avrei visto l'indomani cosa avevano da dire. Per il momento ero soddisfatto del mio lavoro.
Nel mio girovagare alla ricerca di lavori da fare, la mia curiosità cadde su una grossa botola rotonda di cemento. Mi chiesi se potesse essere una cisterna, anche se in fondo al cuore temevo fosse la fossa biologica. Ma chi se ne importa, tanto noi siamo allacciati alla fogna... Questa era una speranza, ancora tutta da verificare. Fatto sta che mi attrezzai con il solito piccone e un grosso ferro appuntito e lavorai di leva per aprire la botola. Sudai non poco, ma alla fine riuscii a sollevare il coperchio. L'interno non era quello di una comune cisterna; si distinguevano diversi ingressi e scompartimenti. Il dubbio che fosse la fossa biologica crebbe e, rimettendo il coperchio al suo posto, mi segnai mentalmente che, stando così le cose, avrei dovuto verificare con il Comune se eravamo allacciati alla fognatura.
Per pranzo mi ero portato un bel salame. Credo che poche cose siano altrettanto gradevoli che stare all'ombra di un bel portico, davanti a una vista magnifica, mentre si gusta un salame con del buon pane. Non avevo il pane, mi ero portato dei taralli invece. Non era la stessa cosa, ma fecero la loro parte in quel momento.
Per il caffè andai dal buon Luigi sulla statale 10, che con la sua ospitalità rendeva ancora più gradevole l'aroma del suo caffè.
Il motivo della mia trasferta a Ganaghello in settimana era in realtà un altro appuntamento con il tecnico di una terza impresa specializzata nel consolidamento delle fondazioni.
Arrivò sulla sua auto dall'aspetto costoso, scese dalla portiera con un bel paio di occhiali da sole. Un tipo basso, ben pettinato e ben vestito, con un'espressione simpatica che instillava fiducia.
Gli descrissi la casa e iniziammo a fare il nostro giro di ispezione. Notò il balcone e mi confermò che doveva essere stato fatto in un secondo momento, perché era più robusto e pareva aver risentito meno dei cedimenti. Come gli altri tecnici prima di lui, confermò che la casa non era messa male. Ovviamente aveva subito nel tempo dei cedimenti differenziali, alcune parti della casa si erano mosse più di altre: una cosa normale per le case vecchie costruite direttamente a contatto con il terreno senza vere e proprie fondazioni.
Prima di completare il giro turistico, mi disse che si era fatto un'idea del problema e mi propose di fare delle indagini prima di intervenire. Aspettavo il preventivo per confrontare gli interventi, ma in linea di massima dalla cifra che mi anticipò mi sembrava un intervento più caro di quelli che lo avevano preceduto. Però mi diede un buon consiglio: "Tieni l'acqua il più possibile lontano dalla casa (pluviali e altre possibili origini)." Già lo sapevo, ma la sua insistenza mi invitava a farlo prima possibile.
Ero tentato di sedermi e godermi il resto del pomeriggio, ma i sensi di colpa tornarono a farsi sentire e presero il sopravvento. Così mi ritrovai a togliere nuove erbacce da fianco a casa, dove liberai il viottolo verso il cancello.
La giornata era soleggiata e, mentre il sole calava verso le colline a ovest, mi lasciai rapire dalla pace e conclusi il pomeriggio godendomi la vista, lanciando di tanto in tanto un'occhiata alla casa, che poco alla volta tornava ad acquisire fiducia in sé stessa. La guardai e sorrisi.