Image for La motosega

Il trapano è uno strumento affascinante. Si prova un sottile senso di soddisfazione e realizzazione quando lo si usa. In principio, la sua potenza ed il rumore possono essere intimidatori e richiede attenzione e precisione per ottenere buoni risultati. Ma maneggiarlo con destrezza offre una sensazione di potere e controllo che pochi altri attrezzi del fai-da-te trasmettono. Per non parlare della gratificazione che si prova mettendo a frutto la propria creatività e l'immaginazione nel realizzare idee e progetti personali.

Se avete mai preso in mano un trapano sapete di cosa sto parlando e le sensazioni che regala.

Ma vi posso assicurare che una motosega le eleva a uno stadio superiore.

La sensazione di potere nel tagliare il tronco di un albero come fosse burro può essere impressionante, spaventosa quasi. Per non parlare della timore reverenziale dato dal rischio di farsi male sul serio se non la si maneggia con la dovuta perizia. Usarla può provocare una scarica di adrenalina, è eccitante e pauroso al tempo stesso.

Potete quindi comprendere il mio senso di frustrazione dopo diversi minuti che provavo a metterla in moto senza alcun successo. In aggiunta avevo mio fratello maggiore che mi girava intorno, in attesa di vedere l'attrezzo in azione.

Ignorava completamente ogni strappo che davo alla corda di accensione, come un gatto che non ha voglia di essere coccolato. Tira l'aria. Togli l'aria. Pompa la benzina. Metti il freno, toglilo. Nulla non si lasciava convincere a mettersi in moto.

“L'avrai ingolfata” mi sentii dire.

Non ho abbastanza esperienza con la motosega e ne so poco di motori in generale: ero decisamente all'angolo.

Dopo diversi -tanti- tentativi il braccio iniziava a dolere e cominciavo a disperare di poter dimostrare le mie capacità di taglialegna all'affezionato pubblico. Quando l'attrezzo emise i primi singhiozzi provai un senso di gratitudine nei suoi confronti, forse avrebbe potuto lasciarsi convincersi a partire dopo tutto, se solo fossi riuscito ad azzeccare la giusta sequenza di azioni: metti l'aria, togli, tira, accelera, ecc.

Rinvigorito da questa speranza feci ancora un tentativo di accensione con rinnovata energia e il motore iniziò a scoppiettare sonoramente. Accelerai per alzare il numero di giri e far sentire il rumore del successo a chi iniziava a dubitare di me.

Sono certo che gli ailanti su cui mi avventai con la lama con il ghigno di Leatherface in “Non aprite quella porta” stavano tifando per il mio insuccesso, ma, purtroppo per loro, avevo vinto io.

Proseguii l'opera di abbattimenti rivolgendo la mia attenzione ad alcuni rami del (solito) fico vicino al cancello. Mi fermai solo quando vidi abbastanza ramaglia che avrebbe richiesto del tempo per essere sminuzzata. Spenta la motosega bisognava infatti fare a pezzi più piccoli la risulta mettendo da una parte i pezzi più grandi e dall'altra quelli più sottili. Un lavoro di cesoia che richiede pazienza a cui parteciparono molti degli astanti.