Image for Storie dimenticate

Stiamo diventando sempre più bravi con la presentazione della casa. Sebbene non nascondiamo i problemi, riusciamo sempre di più a vedere e raccontare le potenzialità che ha. Oggi abbiamo portato con noi tre amici speciali: Luisa, la sorella di Lucia, Gabriele, suo marito nonché mio amico storico, e Rossella, la loro figlia. Non vedevano l'ora di vedere con i loro occhi questa casa di cui abbiamo parlato così tanto.

Gabriele, con il suo solito entusiasmo contagioso, ha subito iniziato a fare domande pratiche su come avremmo potuto sistemare questo o quello. Luisa, sempre attenta ai dettagli, ha notato subito le crepe nei muri ma ha anche apprezzato il fascino rustico della casa. Rossella, con i suoi occhi curiosi, correva da una stanza all'altra, scoprendo ogni angolo con l'entusiasmo di un'esploratrice.

La casa può essere suddivisa in quattro aree che ho iniziato a chiamare Sud, Nord, Est e Ovest. La zona Sud è al piano terreno e si affaccia sull'aia; al momento si presenta molto umida ed è stata usata dagli animali come tana; un ripostiglio è ancora pieno di cianfrusaglie che il proprietario deve ancora portare via ed è talmente buio da mettere inquietudine; poi c'è il bagno dove c'è il lavandino spezzato in due -non so come si a possibile che un lavandino si rompa così- e il pavimento è coperto da tessuti provenienti da un cassettone ormai marcito. Sul retro c'è la zona Nord, possiamo definirlo un territorio ancora inesplorato: dal momento che le persiane delle stanze sono bloccate dall'edera non entra un filo di luce e se per caso entrando ti viene in mente qualche film dell'orrore l'interno è talmente buio che non osi fare un passo di più. Al piano di sopra ci sono le due zone Est e Ovest, ciascuna con una scala di accesso indipendente. La parte di sopra è messa decisamente meglio, è meno umida, ma ha qualche crepa che deve essere controllata.

L'aia di fronte alla casa è bella grande e luminosa e al momento è coperta di erba alta. Oltre l'aia c'è la stalla che è decisamente il pezzo forte. A sinistra il silos e a destra il giardino e un bel prato grande.

Dopo il giro turistico, era ormai l'ora di pranzo, il sole era bello caldo e così abbiamo tirato fuori le nostre fide sedie e il tavolino da campeggio e abbiamo apparecchiato il nostro picnic riparati all'ombra sotto al portico della stalla. In teoria il programma era "panini", ma siamo andati avanti a lungo a tirare fuori dalle borse prelibatezze di vario genere.

Poi mentre Lucia e Luisa stavano chiacchierando e Rossella si è messa a studiare, Gabriele ed io abbiamo deciso di smaltire il pranzo con qualche lavoro. l giardino è pieno di vecchi oggetti dimenticati che devono essere portati via dal vecchio proprietario, abbiamo così iniziato ad accumularli sull'altro lato del portico della stalla in modo da assicurarci che non se ne dimentichi qualcuno: Ruote di trattore, bidoni, valigie consumate dal tempo e... scarpe perdute. Ogni oggetto sembrava voler raccontare una storia, come potrà mai essere arrivato fino a lì?

Mentre spostavamo un vecchio tavolo di legno, qualcosa di insolito attirò la nostra attenzione. Tra l'erba alta e i rami secchi, abbiamo trovato qualcosa che sembrava uno scheletro. Ci avvicinammo per esaminarlo meglio: era proprio lo scheletro di una povera volpe, doveva essere quella di cui ci aveva parlato Elena, la fotografa. Aveva fatto la tana nella nostra casa, ma ormai era un po' che non la vedeva. Ed eccola, l'avevamo ritrovata, poveretta!

Vedere quel corpicino mi ha messo una certa tristezza, avrei preferito vedere la volpe dal vivo, bella nella sua livrea rossa, ma capisco che, anche per gli animali, la vita non è per sempre. E questo ritrovamento nella sua tristezza mi ha portato a riflettere sul senso di ciclo naturale e di come sia intimamente legato alla nostra nuova casa e ciò mi ha fatto sentire ancora più vicino a quel pezzo di terra.

Chissà quali altri segreti e storie potrà ancora raccontarci?